L’arte, una finestra materiale sullo spirituale

L’arte di Dio, la sua onnipresenza nella Bibbia:

 

In realtà, e soprattutto, il grande messaggio dell’autore della Bibbia è che l’intera creazione è un’opera d’arte creata da Dio. Se c’è un artista, un vero artista, è Dio stesso. La natura, il cosmo, le creature, dalle piante agli angeli, agli animali e alle persone, sono opere sue. Dalla prima all’ultima pagina, la Sacra Scrittura non cessa di proclamarlo con ammirazione e meraviglia. Il linguaggio usato per descrivere Dio e la sua azione creativa è quello dell’arte. La prospettiva è rovesciata: se cerchiamo nella Bibbia il campo lessicale dell’arte e il vocabolario della creazione artistica, lo troviamo, e abbondantemente. Ma il 99% delle volte si tratta di Dio.

“I cieli dichiarano la gloria di Dio”, canta il Salmo 18, “e il firmamento proclama l’opera delle sue mani!”.

L’autore del Libro della Sapienza, lo stesso di cui abbiamo sentito le parole così dure contro gli artisti, che ci invita a “riconoscere l’artigiano considerando le opere”, esclama: “È il fuoco, o il vento, o l’aria veloce, o la volta stellata, o l’acqua impetuosa, o i luminari del cielo, che essi hanno considerato come divinità che governano il mondo! Se, incantati dalla loro bellezza, li hanno presi per dèi, sappiano quanto sia superiore il loro padrone, perché è l’Autore stesso della Bellezza che li ha creati […] poiché la grandezza e la bellezza delle creature ci fanno contemplare per analogia il loro Autore.” (Sapienza 13, 2-6)

Nel Libro di Giobbe, vediamo Dio come un artista all’opera, la cui arte, di cui non riusciamo a capire i segreti, è tanto inimitabile quanto talentuosa: “… Considerate le meraviglie di Dio. Sapete come il Signore le dispone, come fa brillare la luce nella sua nube? Comprendete l’ondeggiare delle nubi, la meraviglia di un maestro della conoscenza? […] Può martellare le nuvole come lui, temprarle come uno specchio di metallo fuso? (Giobbe 37, 14-18). Poi, parlando direttamente a Giobbe, Dio stesso lo sfida a capire come ha lavorato per creare la sua opera e afferma il suo status di Artigiano unico al di sopra di tutti gli altri: “Dov’eri quando ho fondato la terra? Indicatemelo, se conoscete l’intelligenza. Chi ha stabilito le sue misure? […] Chi ha chiuso il mare con due porte, quando è uscito dal grembo di sua madre, quando l’ho vestito di nuvole e l’ho avvolto di nubi? (Giobbe 38, 4-10) Hai forse penetrato le riserve di neve… Per quale via si diffonde la luce? Sapete come le antilopi si staccano dalla roccia? Chi ha lasciato libera l’enotera, alla quale ho dato la steppa come casa e la terra salata come dimora? È per tua volontà che il falco ha spiccato il volo, che ha spiegato le sue ali verso sud? È per tuo ordine che l’aquila si alza in volo e pone il suo nido in alto?”. (Giobbe 39-30)

Rivolgendosi al Signore, il salmista dice “le tue mani mi hanno fatto, mi hanno modellato” (Salmo 118), riecheggiando un altro passo della Genesi in cui il documento yavhista presenta Dio come uno scultore, che modella l’uomo dall’argilla. “Non disprezzare l’opera delle tue mani”, esorta il salmista, indicando che si tratta di un’opera d’arte del Signore. “Noi siamo opera sua, creati in Cristo Gesù”, insegna San Paolo (Efesini 2:10).

C’è un artista, modello per tutti gli altri, la cui arte inventa, nel senso stretto del termine, cioè crea ex nihilo, ed è Dio. Tutti gli altri gli assomigliano nella misura in cui ricevono da lui un po’ dei suoi “geni artistici”, del suo spirito. È in virtù di questa realtà che l’artista Béçaléel è pieno di spirito di Dio, capace di concepire opere d’arte.